Comunicare è l’atto più strategico che compiamo ogni giorno.

E troppo spesso lo diamo per scontato.

 

“Come va?” “Avete tutto chiaro?” “Ci siamo capiti?”

 

Frasi comuni. Scambi quotidiani. Eppure, dietro ognuna di queste domande si nasconde un’occasione mancata.

 

Perché la vera comunicazione non avviene quando parliamo, ma quando sappiamo ascoltare.
E soprattutto: quando sappiamo porre la domanda giusta
.

 

Quella che fa riflettere. Quella che apre uno spiraglio. Quella che sblocca un problema.

Comunicare efficacemente non significa solo essere chiari, gentili o convincenti.

 

Significa saper attivare una relazione, generare comprensione, e costruire ponti dove spesso ci sono solo corsie parallele.

 

 

Il paradosso: tutti comunichiamo, pochi sanno farlo bene

 

Nel tempo della collaborazione continua, dei team ibridi, delle decisioni veloci e delle informazioni che corrono… comunicare è diventato un atto ad alto impatto.

 

Secondo il Workplace Learning Report 2024 di LinkedIn, la comunicazione efficace è tra le cinque competenze più richieste dai leader aziendali.

Eppure, in quanti la alleniamo davvero?

 

In quanti ci prendiamo il tempo per insegnare a porre una buona domanda? Per aiutare un collega a distinguere chiarezza da sintesi, ascolto da attesa del proprio turno?

 

L’arte della domanda: il cuore della comunicazione efficace

 

Nella nostra cultura, comunicare è spesso inteso come “esporre bene le cose”.

Ma se torniamo all’etimologia di “comunicare” – dal latino communicare, “mettere in comune” – capiamo che l’atto comunicativo non è mai unidirezionale.

È relazione. È scambio. È generatività. E nulla genera più comprensione di una domanda ben posta.

 

La differenza tra la parola giusta e la parola quasi giusta è la stessa che passa tra un fulmine e una lucciola.” — Mark Twain

 

Per questo allenare la comunicazione significa allenare l’arte di domandare.
E chi lavora nelle risorse umane oggi ha una responsabilità cruciale: aiutare le persone a comunicare non solo per parlare, ma per connettersi davvero.

 

Comunicare bene non è un talento. È una competenza. E come tale, si allena.

 

Un tempo si pensava che le soft skill fossero innate. Oggi sappiamo che non solo si possono sviluppare, ma sono le vere competenze distintive nelle organizzazioni complesse.

 

Allenare la comunicazione significa:

 

  • osservare come una persona si esprime,
  • capire se ascolta o semplicemente aspetta di parlare,
  • fornirle feedback su come struttura i suoi pensieri,
  • aiutarla a costruire domande che aprano possibilità invece di chiudere posizioni.

 

Non bastano buone intenzioni. Servono metodo, strumenti e tempo.
Per questo nasce il Master in Skill Coaching.

 

Il Master per chi vuole sviluppare davvero le competenze del futuro

 

Nel Master in Skill Coaching insegniamo a:

 

  • riconoscere le capacità chiave nel contesto attuale,
  • allenarle in modo concreto e osservabile,
  • usare strumenti efficaci per il coaching e lo sviluppo individuale,
  • costruire percorsi di crescita misurabili, capaci di far emergere il potenziale.

 

E sì, la comunicazione è spesso il punto da cui partire.
Perché è la palestra perfetta: visibile, quotidiana, trasformativa.

 

HR, formatori, manager: siete voi i primi comunicatori

 

Ogni colloquio è una possibilità.
Ogni feedback è un’occasione.
Ogni riunione è un potenziale momento di crescita.

 

Se volete costruire una cultura della chiarezza, della fiducia e dell’azione…
non potete più rimandare l’allenamento della comunicazione.

 

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