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La Pazienza, virtù dei forti 06 Aprile 2020 00:00

scritto da Angela Gallo

“… Segnato dalla velocità, dalla fretta, dalla concitazione dei gesti, dal rapido susseguirsi degli eventi, il nostro sembra essere un tempo inospitale per la pratica della pazienza.”

Scriveva così Gabriella Caramore nel suo libro Pazienza edito da Il Mulino nel 2014.

E se ci pensiamo bene, quasi tutti noi avevamo relegato la pazienza in soffitta, tra la polvere di ciò che non usiamo più ma che non riusciamo nemmeno a buttare tra i rifiuti. Tutti noi avevamo altro da fare: correre, agitarci, produrre con velocità risultati, abbandonare ciò che vecchio non era in una ansiosa ricerco del nuovo.

Poi è arrivato lui: il coronavirus. Questo periodo ha costretto tutti noi, obbligati a stare a casa, dopo aver finito di riordinare anche cassetti sempre rinviati, ad andare in soffitta e… tra i vecchi scatoloni l’abbiamo ritrovata: la pazienza.

Ma che cos’è la pazienza? E’ passiva rassegnazione o coraggio di affrontare le difficoltà con la giusta riflessione e con l’adeguato criterio di verifica della realtà?

E qui le cose si complicano perché non ci aiuta l’etimologia latina. Infatti, la parola pazienza ha origine dal latino con il suo etimo di patire, per affrontare un  dolore corporale e spirituale.

Benedetta pazienza… Santa pazienza … Che pazienza che devo avere … Sono solo alcune delle espressioni in uso, che esprimono tutte, se ci pensiamo bene, il nostro stizzito stato emotivo di insofferenza ed, anche, di collera.

La pazienza richiede una condizione imprescindibile: la gestione dell’ansia, altrimenti il nostro procedere diventa confuso, un andare frettoloso ed irrequieto che prende il posto della plasticità cognitiva e della adattabilità al cambiamento.

La pazienza è il sentimento umano che ci permette di rimandare la “re-azione” alle avversità, mantenendo nei confronti della situazione un atteggiamento non passivo, ma riflessivo. La pazienza è una qualità superiore, che trae linfa vitale dalla saggezza e ci permette di non perdere la perseveranza del nostro agire. È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta e che trova il suo terreno fertile nell’affrontare le difficoltà del vivere quotidiano.

Forse, non ci basta ricordare il significato latino di patientia, perché cadiamo nella trappola cognitiva ed emotiva del senso del “patire”. Può tuttavia venirci in soccorso l’etimologia greca con la sua area semantica che meglio rappresenta la ricchezza della pazienza.

Nell’accezione greca antica, il termine paskein (pazienza) enfatizza il suo significato con quello di coraggio o, dovremmo ben specificare, del “lato riflessivo del coraggio”, mostrando tutta la sua energia positiva.

Ma c’è un altro termine al quale i greci facevano ricorso: hypomonè (attesa), un vitale fermarsi perché sta accadendo qualcosa ed è importante attendere che si compia, prima di agire. Infine, ecco un altro termine, ricco di significato, makrothymìa (lunghezza di spirito) che ci permette di guardare al domani.

Ma a cosa serve, oggi, la pazienza? Certamente non a fermarci e non certo a patire.

La pazienza vede la sua utilità in molte occasioni.

1) A identificare la strategia più opportuna. Sì, ci vuole pazienza per pensare. Abbiamo bisogno di tempo affinché la memoria rielabori l’esperienza e valuti le opportunità e i rischi del nostro procedere. La capacità umana di costruire il futuro, nella sua visione immaginativa, rischia di diventare illusione, se non ci prendiamo il tempo per pensare. Ci vuole pazienza, affinché i pensieri si articolino in una serie sistemica di ipotesi per delineare il percorso più opportuno.

2) Ad apprendere. Ci vuole pazienza per apprendere, per elaborare esperienze e nuovi significati.  L’apprendimento richiede continuità d’azione: provare e aspettare, acquisire e riprovare.

3) A generare il nuovo. Ci vuole pazienza ad ideare un nuovo approccio, un nuovo modo di vedere la nostra realtà, un nuovo modo di per adattarci con nuova energia vitale ai cambiamenti non voluti.

E’ la pazienza che ci permette di passare dal subire passivamente gli eventi, a rafforzare la flessibilità cognitiva ed  ambientale, per rigenerare il nostro domani.

E la pazienza, ormai lo abbiamo capito, è la virtù dei forti che genera il coraggio per affrontare le avversità e ci mette nelle condizioni di superare l’attuale stallo in cui le difficoltà rischiano di prevalere sulle opportunità. Comprese quella di ritrovare gli altri e di ritrovare noi stessi.