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La Speranza compagna di viaggio per costruire il domani 28 Marzo 2020 00:00

scritto da Angela Gallo

… Quando Pandora, fanciulla divina, per curiosità aprì il vaso che Zeus le aveva ordinato di non aprire , ne uscirono tutti i mali del mondo, eccetto la Speranza. Gli uomini, che prima erano felici e immortali come gli dei, conobbero allora il dolore e la morte, finché Pandora liberò anche la Speranza, che alleviò la loro insopportabile esistenza …

Iniziava cosi un articolo dell’oncologo Umberto Veronesi del 2015 uscito sulla rivista “L’espresso” che ai tempi, leggendolo, mi aveva colpito ed affascinato. Forse, lui scriveva sulla speranza perché aveva toccato con mano che proprio la speranza era il collante che univa medici e pazienti al domani. E’ un po’ quello che stiamo provando un po’ tutti noi oggi, nell’anno 2020 che ricorderemo come il periodo del nemico invisibile, subdolo e spietato del coronavirus.

E’ così potente la speranza che, a livello cerebrale, viene regolata da un neurotrasmettitore: la dopamina. Questa sostanza, in presenza della pulsione neuro emotiva della speranza, attiva una sensazione di benessere che ci permette di gustarci una meta prima ancora della sua realizzazione. In sintesi, la speranza diventa un rinforzo che ci spinge e ci sostiene verso il domani. La speranza traccia anche un confine immaginario tra prima e dopo. Il prima del coronavirus aveva relegato la speranza nella soffitta della memoria in nome del tutto e subito, del tutto e veloce, del tutto e nuovo. Nel corso del tempo del prima, molti di noi hanno smesso di immaginarsi il futuro, di iniziare con speranza a costruire un futuro diverso e migliore del presente. Oggi, la speranza diventa la nostra compagna di viaggio non solo come auspicio per superare il contagio epidemico, ma come linfa per costruire e ricostruire un futuro diverso dal nostro passato dove la superbia arroganza lasci il posto alla saggezza dei coraggiosi e dei competenti, dove la solidarietà possa contrastare l’indifferenza relazionale, dove la rinuncia venga sconfitta dalla speranza nella riuscita.

In italiano la parola “speranza” è spesso accompagnata da due verbi: “infondere” e “coltivare”. “Infondere” è un “versare dentro”. La speranza ci arriva dal nostro ambiente, dalle persone che frequentiamo, è il risultato del nostro apprendimento. Una volta trasmessa, chi l’ha ricevuta può farla crescere, elaborarla, in sintesi “coltivarla”. Sperare è l’energia con la quale affrontiamo il futuro; significa vivere, nonostante le avversità della vita. Sperare vuol dire aspettare, con fiducia, che ciò che ci aspettiamo si realizzi. L’alternativa è solo la rinuncia al nostro domani.